Oggi tratteremo un argomento molto interessante ed in auge da 15 anni a questa parte, “la Celiachia”
La prima domanda che viene da porsi è: come mai venga riservata tanta attenzione e vengono stanziati tali ingenti fondi per un’intolleranza che ad oggi coinvolge neanche l’1% della popolazione mondiale, mentre DAC e SNAS (allergia da contatto e da ingestione al Nichel) che in totale rappresentano quasi il 30% della popolazione globale non suscitano poi tanto interesse?
I più attenti ed eruditi riguardo quelli che sono i sottili meccanismi di interesse commerciale avranno già intuito la risposta.
A questo proposito verrebbe anche da chiedersi se questa intolleranza sia realmente causata dalla proteina del grano (gliadina), o se l’origine ed effetti trigger ( cause scatenanti) di tali manifestazioni cliniche siano da ricondurre ad altri problemi di natura ancora misconosciuta.
Iniziamo ad assegnare alla patologia descritta come “morbo celiaco” la giusta nomenclatura, ovvero “sindrome”, poiché oltre a non essere epidemica vista la sua bassa incidenza o morbosa dunque non contagiosa, interessa molti più apparati ed organi di quello che si possa pensare.


I celiaci sono costretti anche fin dall’età pediatrica ad adottare esclusivamente una dieta GF (gluten free), con quelli che a mio parere restano risultati non del tutto convincenti o risolutivi, anzi, spesso con decorso peggiorativo in relazione a problematiche di carattere psicofisico: ansia, depressione, steatorrea, stipsi, incanutimento, indebolimento o perdita dei capelli, calo o incremento ponderale (perdita o aumento di peso) ingiustificato, problemi cardiocircolatori, diabete di tipo 2 e disfunzioni immunitarie che interessano la tiroide in primis e le articolazioni ma anche altri organi nonostante l’aderenza quasi maniacale a questo tipo di alimentazione.

Ma la sindrome celiaca è tutt’altro che conosciuta come si vuol far credere, in realtà non se ne sa quasi nulla.
Molte sono le incertezze sugli effetti di questa sindrome che non riescono a ricevere risposte dirimenti da parte di medici specialisti e naturopati, i dubbi riguardano: la causa dell’intolleranza, lo status di celiaci no responsive alla dieta, gli alimenti che realmente non causano alcun problema alla salute, (visto che sono anni che ormai si sa che anche il Mais può provocare danni in una buona parte di celiaci), quante altre patologie e disfunzioni provocano lo stesso danno all’intestino tenue, come mai anche dopo anni di aderenza ad una dieta senza glutine i problemi autoimmunitari non si risolvono, per quale motivo una gran parte di pazienti risulta negativa agli anticorpi ed alla ricerca genetica dell’aplotipo HLA dq2 dq8, insomma tanti “perché”, tanti “dubbi” e poca chiarezza.
Ogni lustro (5 anni) ci viene proposta una soluzione “ipotetica” che chiarirebbe la causa di tale intolleranza, dall’introduzione del “grano creso”, ibrido realizzato ad opera di due genetisti italiani utilizzando un’irradiazione combinata di raggi gamma e neutroni, chiamando successivamente in causa negli ultimi anni l’acido gamma amino butirrico e la contaminazione delle piante da parte di pesticidi come il Glifosato e le varie micotossine; ora negli ultimi anni tocca addossare la colpa al “microbiota, microbioma e metagenoma”, in sintesi alla flora batterica intestinale ed i suoi geni, formata da microbi utili e potenzialmente patogeni che generalmente vivono in eubiosi (equilibrio tra loro).
Ma queste restano ancora tutte ipotesi da verificare, ed a questo punto proverei anche io a cimentarmi in un paio supposizioni.
Ho sempre creduto che il corpo umano potesse essere molto complesso, ma sono anche dell’idea che ogni essere vivente abbia una capacità rigenerativa che va al di là della comprensione che noi stessi spesso possiamo immaginare.
Ho imparato negli anni attraverso lo studio ed esperienze personali che quando una situazione diviene troppo complessa per essere affrontata bisogna fermarsi a ragionare, perché la spiegazione sarà sempre quella più semplice e logica, ma per questo troppo scontata e spesso non presa neanche lontanamente in considerazione.
Il problema della celiachia potrebbe attraverso un’ analisi differenziale essere causata da qualsiasi tipo d’infiammazione gastrointestinale e perfino da problemi epatici o da ricondurre ad altri organi, compreso il sistema nervoso centrale attraverso lo scambio d’interazioni con il sistema gastrointestinale, visto che sappiamo che prooprio le cellule enterocromaffini contengono circa il 90% del neurotrasmettitore Serotonina
Ipotizziamo un conflitto tra sistema immunitario innato e quello adattativo; basterebbe un piccolo danno riportato dal secondo per causare un non riconoscimento dell’antigene (in questo caso la gliadina) per provocare un “loop di rigetto”, in poche parole l’intestino con un criterio di tipo cronico ogni qualvolta si trovasse a contatto con il glutine non lo riconoscerebbe come un alimento già ingerito in precedenza e lo processerebbe alla stregua di un veleno.
Solitamente quando un virus o un allergene entra nel nostro sistema si assiste dapprima ad uno stato influenzale o infiammatorio che termina con il riconoscimento del patogeno attraverso la memoria immunologica, una trascrizione perlopiù messa in atto da linfociti di tipo B al fine di ricordare un contatto antecedente con un virus o antigene, e riuscire se in futuro lo stesso dovesse confrontarsi nuovamente con il nostro sistema immunitario a debellarlo con più facilità ed in tempi brevi.
Questo sistema di autoregolazione non è scevro da effetti dannosi, infatti se da una parte il nostro corpo attiva tutti i meccanismi di difesa dei quali necessita, dall’altra un sistema immunitario troppo efficiente potrebbe addirittura risultare controproducente o in rari casi letale a causa di un’anafilassi (grave reazione allergica)
Ad oggi non risulta però si siano verificati casi di decessi dovuti all’ingestione volontaria o accidentale di glutine o crisi allergiche talmente gravi da giustificare l’impiego di presidi medici o farmacologici d’urgenza , quindi la teoria di un danno del sistema immunitario in eccesso o difetto lo scarterei a priori.
Da cosa è quindi provocata questa infiammazione?
Come mai la maggior parte dei celiaci anche mostrando un’infiammazione consistente alla mucosa con attivazione dei linfociti T della lamina propria e di conseguenza una distruzione morfologica dei villi di vario grado dopo pochi giorni dall’inizio della dieta già comincia a vedere risultati apprezzabili?
Se è vero che la ricrescita dei villi e del loro stroma (copertura) richiederebbe circa 2/3 anni a seconda dell’età e del danno, sarebbe lecito chiedersi per quale motivo dopo poche settimane il paziente riferisce di non soffrire più di alcun tipo di disfunzione gastrointestinale?
Siamo proprio certi che il glutine, che ha rappresentato nell’antichità l’unica proteina contenuta in quasi un Kg di pane non lievitato del quale si cibava ogni legionario giornalmente e che ha condotto l’impero romano alla conquista di un terzo del mondo allora conosciuto sia talmente deleterio per la salute dell’essere umano?
E se invece questo protide fosse ingiustamente stato condannato senza avere la possibilità di appellarsi?
E’ verosimile che esista l’evenienza remota che un altro alimento o classe di alimenti possa innescare un’infiammazione cronica che danneggiando la mucosa intestinale ed alterando la risposta immunitaria provochi o meglio mimi un’atopia (allergia) nei confronti più o meno di tutti i carboidrati polisaccaridi?
Secondo questa personale “elucubrazione” ciò porrebbe il glutine in una posizione di coprotagonista, poiché la sua catena proteica è la più resistente rispetto a tutte le altre, e non di attore principale nella storia di questa intolleranza.
Alberto Fiorini

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