Molte sono le considerazioni da fare riguardo un batterio che ancora oggi divide fortemente la comunità medico scientifica
Ormai esistono molti protocolli farmaceutici da adottare al fine di debellare tale infezione, ma siamo davvero certi che queste strategie possano funzionare e soprattutto siamo sicuri che questa sia davvero la strada giusta da percorrere?
Molti di voi mi hanno chiesto più volte di trattare questo argomento molto interessante dal punto di vista epidemiologico ed impegnativo se lo si considera una problematica che affligge la stragrande maggioranza degli individui, si parla addirittura di un 60% della popolazione mondiale ma credo fermamente che questo dato sia sottostimato poiché ottenuto da campioni di pazienti, facile quindi comprendere come tutte le percentuali stilate dai vari enti di verifica e le organizzazioni non possano in realtà stabilire con certezza neanche un eventuale incremento o decremento di tale contagio a causa delle chiare limitazioni tecniche di controllo.
Iniziamo col dire che l’ Helicobacter pylori è un batterio gram negativo spiraliforme di non recente scoperta come molti pensano, in effetti il primo ricercatore medico che lo isolò anche se in un animale fu un italiano Giulio Bizzozero nel lontano 1893 e solo successivamente questo patogeno si scoprì essere anche un colono dell’essere umano ad opera di due patologi australiani Barry Marshall e Roby Warren ai quali venne riconosciuto nel 2005 il premio nobel per la medicina, da non confondersi con il più ben noto biochimico statunitense Marshall Warren Nirenberg premio nobel per aver svelato il codice del DNA
Il Premio conferito ai due patologi può avere due diverse motivazioni ben distinte tra loro; la prima secondo la maggior parte degli studiosi riguarda l’identificazione del microrganismo in questione all’interno del corpo umano ed il suo nesso causale con la comparsa di ulcere gastriche e cancro dello stomaco, la seconda a mio parere più razionale trova la sua giustificazione nell’interessante scoperta della sua presenza e proliferazione all’interno del tratto gastrico ritenuto fino a pochi anni fa un ambiente inospitale ed asettico a causa dell’abbondante secrezione di acido cloridrico e dunque scevro da infestazioni da parte di qualsiasi organismo vivente
Oggigiorno la diffusione di questo agente patogeno è davvero capillare e quindi viene da chiedersi se questo microbo non abbia sempre dimorato all’interno del corpo umano in completa eubiosi ( equilibrio) con il nostro sistema immunitario.
La memoria non può che riportarmi alla così temuta “candida” , fungo appartenete alla classe dei Saccaromiceti alla quale per decenni sono state attribuite molteplici patologie anche di tipo letale in caso di immunodeficienza primitiva ed acquisita.
Oggi per fortuna si sa che la presenza della Candida è fondamentale per l’essere umano poiché essa svolge un ruolo di primo piano per la fermentazione dei carboidrati oltre ad intervenire seppur marginalmente nella disintossicazione intestinale di alcuni metalli tossici.
La candida è indicata come micete “saprofita” o meglio opportunistico ; questo vuol dire che può divenire patogeno nel momento in cui la sua eubiosi viene a mancare.
Converrete con me che questo fungo mostra molte similitudini con l’HP. (Helicobacter Pylori)
Mi preme affrontare soprattutto l’argomento in relazione alla cancerogenesi attribuita a questo batterio
In realtà si è dimostrato che un’importante percentuale di persone che sviluppano una neoplasia allo stomaco risulta positiva al contagio da HP, ma se mettessimo a confronto la stima delle persone affette in tutto il mondo e quella di chi ha sviluppato un cancro alla stomaco ci renderemmo conto che in realtà quest’ultima risulterebbe infinitesimale.

Anche se dovessimo incolpare l’HP di tutti i casi di cancro riguardanti il tratto gastrico presenti al mondo che sono poco più di un milione, valutando che c.a. 4 miliardi di individui risulterebbero positivi al microbo, sarebbe come dire che tutte le persone che nel mondo hanno i capelli castani o neri potrebbero sviluppare un tumore a causa di un abbondante patrimonio di melanociti.
Ultimamente anche molti istituti accreditati di livello internazionale che si occupano di ricerca nel campo oncologico sono ritornati sui propri passi asserendo che è vero che l’HP può in qualche modo partecipare allo sviluppo di una neoplasia ma non attribuisce a questo un ruolo trigger (scatenante) tale da determinare una patologia nefasta, anzi in alcuni individui sembra agisca in maniera del tutto opposta ostacolando queste neoformazioni maligne.
Sono molte le valutazioni da fare in merito alle terapie ad oggi utilizzate per debellare l’HP, si indicano principalmente terapie trivalenti che valutano l’impiego per c.a. 2 settimane di IPP (inibitori di pompa protonica) e uno o due tipi di antibiotici.
Si è da pochi anni scoperto che la Rifaximina assunta anche in monoterapia sia in grado di negativizzare il microrganismo e dimostri meno effetti indesiderati rispetto alle altre molecole affini grazie allo scarso assorbimento da parte del sistema gastrointestinale che è di circa l’1%
Anche in questa situazione non posso che richiamare in causa l’infezione da candida in relazione all’utilizzo della Nistatina, antibiotico della classe dei Polieni con attività antimicotica molto utilizzata grazie al limitato assorbimento da parte del fegato.
Come si può notare sono molte le coincidenze tra i due contagi e le relative terapie impiegate.
In teoria si sa che la maggior parte dei pazienti che si avvale di una terapia eradicante al successivo controllo si renderà conto che tale strategia non ha negativizzato il batterio, oppure l’ha fatto ma entro pochi mesi questo è ritornato.
Se andiamo con attenzione a valutare l’HP ci accorgeremo che è soltanto uno dei patogeni facenti parte della famiglia degli “Helicobacter”, questo vorrebbe significare che più del 50% della popolazione mondiale è stata contagiata da più microbi di questa specie, ipotesi molto remota almeno che non si dimostri che normalmente questo batterio già appartenga alla nostra flora batterica autoctona.
Ragionando per logica se l’HP rappresentasse un reale rischio per le persone in salute anche gli altri compartimenti del corpo rischierebbero lo sviluppo di neoplasie ad opera di questo batterio, un po’ come avveniva in passato per le varie specie di candida che colonizzavano l’intestino, il cavo orofaringeo, gli apparati riproduttivi, i polmoni e così via.
Non penso si possa mettere a punto un protocollo farmacologico di eradicazione generale al fine di eliminare questo commensale dallo stomaco, fegato, intestino, e tanti altri organi che lo ospitano
In base agli attuali studi e le recenti scoperte va da se che l’HP si potrebbe considerare un organismo saprofita impossibile da eradicare visto che alberga in quello che è il suo habitat naturale da decine di millenni, mentre molto si potrebbe fare intervenendo sul “terreno” che lo vede svilupparsi cercando di migliorare la risposta del nostro sistema immunitario in maniera che il microrganismo ritorni a vivere in uno stato di perfetto equilibrio con il corpo umano senza creare ad esso nocumento come già avviene per i miliardi di individui che pur risultando positivi al contagio clinicamente restano del tutto asintomatici.
Alberto Fiorini
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